Mi chiamo Adriana, sono classe ’79 e di me dicono che sono perseverante, determinata e pazza quanto basta. E sono anche (rigorosamente in ordine sparso) ciclofilosofa, vegetariana, artigiana ciclomeccanica, artista, blogger, podcaster, ciclista urbana, gattara, femminista.
Nel 2014 sono andata a comprarmi una bici ed è cominciato un viaggio inaspettato e sorprendente: a fine 2018 ho aperto la mia ciclofficina a Genova e nell’autunno 2022 mi sono trasferita a Sarzana. Oggi sto lasciando l’attività intesa come sola ciclofficina ed aprendo un’associazione.
Ti starai chiedendo cosa c’entra questa storia con l’essere un’artista? Tutto!
Ho sempre vissuto le mie mille anime come un conflitto finché, dopo molta ricerca, confronti e la diagnosi di Adhd (in età adulta) non solo ho capito ma ho sentito sulla mia pelle che tutto mi rende la persona che sono e, di conseguenza, influenza il mio modo di creare e di comunicare attraverso l’arte digitale.
I miei primi quadri li ho realizzati anni fa, ma dopo qualche brutta esperienza ho chiuso tutto nel cassetto, sforzandomi nel seguire solo una strada, un lavoro, una direzione, come fin troppo spesso ci insegnano.
Poi è arrivato il 2020, un anno che ci ricorderemo per sempre: sarà stata la quarantena, la situazione globale, l’energia che si respirava e il tanto tempo per pensare, ma cercando tutt’altro sono inciampata in quella cartella sul mio pc, quella piena di cose, alcune molte brutte, altre invece molto belle. Ho ricominciato a creare e, soprattutto, ho ritrovato il coraggio di mostrare quello che creavo e non mi sono più fermata.
Tra i tanti conflitti interiori da sempre vivo anche quello di non avere una cultura artistica. Pur vivendo in uno dei paesi più ricchi di arte al mondo, sono piuttosto ignorante in materia, a parte un amore infinito e spassionato per Pollock.
Creo per lo più digitalmente attraverso un flusso di coscienza irripetibile. Sono due gli aspetti che amo del mio modo di fare arte digitale.
Il primo è quando si sceglie la dimensione e il materiale su cui stampare l’opera, quasi come a darle un’anima: è il momento in cui si sceglie la forma, l’odore, la consistenza e il calore che avrà una volta ultimata.
Il secondo è come, nell’osservare un quadro, ogni persona vede qualcosa di diverso. Per questo non spiego mai le mie opere: ogni viaggio è personale ed è diverso anche dal mio stesso viaggio di creazione. Nelle occasioni in cui ho potuto condividere questa fase si sono sempre creati momenti molto belli, intensi ed anche divertenti.
L’arte digitale è viva, muta, evolve. È lo strumento perfetto per raccontare le emozioni e il cambiamento, è forma mai uguale a sé stessa, è dinamicità, esattamente come intendo la Vita in ogni suo istante.
(L’immagine di copertina la trovate qui. Per conoscere in dettaglio tutta la mia storia puoi andare qui.)